LE ORIGINI DI BARGA

     Che le origini di Barga risalgano a tempi molto antichi sembra ormai certo.
     Studi si susseguono e sembrano affermare con sempre maggiori evidenze che fin dalla più remota  antichità il sito su cui si è sviluppato il nucleo abitato della nostra città sia stato ritenuto idoneo all’insediamento umano: sia per la presenza di sorgenti d’acqua che per la favorevole giacitura morfologica del terreno, pensiamo alla rupe della Ripa, che consentiva facilità di difesa da eventuali assalitori, fossero belve feroci o esseri umani.
     Lo scomparso linguista Giacomo Devoto ha addirittura affermato che il nome Barga abbia radici pre-indoeuropee.
     Notevole è stato il contributo fornito dall’amico prof. Stefano Borsi, col volume, edito nel mese di marzo del 2009, “Le origini di Barga e il culto di San Cristoforo”, che ha, con erudita competenza, illustrato la genesi dell’incastellamento e sviluppo del borgo in epoca medievale.
     Notizie frammentarie, come messe in luce dalle indagini condotte dal compagno di ricerche storiche Pier Giuliano Cecchi, ci dicono che in epoca longobarda a Barga doveva esistere un nucleo di abitazioni se non un centro fortificato:

In questa epoca longobarda sappiamo che Barga aveva una certa consistenza abitativa e la conferma ci viene da un atto notarile del sec. XI conservato presso l’Archivio di Stato di Siena, che è una copia di una “Charta Dotis” dell’anno 754, in cui si parla di diverse donazioni che Walfredo di Ratchauso attua in favore dell’edificanda abbazia benedettina di S. Pietro in Palazzuolo (Monteverdi Marittimo - Pi), tra cui alcune case che possiede in loco Barga, a Lupinaria (Lupinaia), Gluvezano (Ghivizzano), Ghermio e Sarachaniano (Silicagnana)” (The Cathedral of Barga, anno 2011).

     Ma in epoca precedente?
     Spesso mi sono posto questo quesito senza trovare una risposta soddisfacente fino a quando non ho ripreso in esame, credo con spirito sufficientemente critico, un “documento” già analizzato, a parer mio, sovente con una certa superficialità, anche da illustri studiosi: uno per tutti il Repetti nel suo Dizionario Geografico e Storico della Toscana (1833-1846).
     Mi riferisco alla cosiddetta “TABULA ALIMENTARIA” o anche detta “TABULA VELEIATE”.
     Per spiegare meglio cosa è la Tabula riporto testualmente le parole del maggior esperto in questo campo, il prof. Nicola Criniti, docente presso l'università di Parma, autore di numerosi saggi sull’argomento e considerato il più autorevole esperto in materia, che ha dedicato molti anni allo studio di quello straordinario documento:

La Tabula Alimentaria, in effetti, non è solo un parziale catasto dell’Appennino piacentino-parmense …. ma ha anche, e soprattutto, la composita natura di registro pubblico delle 51 ipoteche fondiarie liberamente costituite da quanti, Veleiati e non, parteciparono all’operazione di credito promossa nel 102 e nel 107/114 d.C. dall’Imperatore Traiano per garantire……. un regolare sussidio alimentare a (circa) 300 pueri puellaque (fanciulli e fanciulle) poveri dell’ager Veleias”.

      Riporto anche l’esatta dicitura di parte della tabula come tradotta dal prof. Criniti:

i figli legittimi – in numero di 245 – ricevano ciascuno 16 sesterzi (mensili) per un totale di 47.040 sesterzi annui;
le figlie legittime – in numero di 34 – ricevano ciascuna 12 sesterzi (mensili) per un totale di 4.896 sesterzi annui;
un figlio illegittimo riceva 144 sesterzi (annui);
una figlia illegittima riceva 120 sesterzi (annui)

      La Tabula alimentaria, oggi esposta in una  sala del Museo Archeologico di Parma, e in copia nel piccolo ma interessante Museo di Veleia, fu scoperta nel mese di maggio del 1747 in un prato di fronte alla Pieve di S. Antonino a Macinesso nel comune di Lugagnano Val d'Arda prov. di Piacenza.
Il reperto di forma rettangolare è costituito da sei lamine di bronzo, spesse  8 mm, del peso di circa 200 kg disposte su due file di tre delle dimensioni di cm 138 lato destro, 136 lato  sinistro, largo in alto cm 284 e cm 285,5 in basso.
     Sulla superficie della tabula è riportato, con dovizia di particolari, il catasto territoriale sia di Veleia che dei territori piacentino-parmensi, di parte della Liguria orientale per terminare col territorio della giurisdizione della città di Lucca.
     Nella Tabula appaiono le seguenti citazioni: colonia di Lucca 1 volta, comunità dei lucchesi  19 volte, proprietà dei lucchesi 5 volte, distretto lucchese 2 volte, territorio lucchese 1 volta, per un totale di ben 28 citazioni.
     In particolare nella sesta colonna dell'iscrizione è descritta l'ipoteca n. 43 che alla riga 70 inizia con le seguenti parole: “SALTUS PRAEDIAQUE BARGAE”: i pascoli (per alcuni i boschi)  e le proprietà agrarie di Barga.
     A tal proposito ho avuto di recente uno scambio epistolare col Prof. Nicola Criniti, che alle mie domande rivolte a chiarire se si trattasse proprio della nostra città, mi ha testualmente risposto:

I coloni Lucenses sono abitanti della colonia di Lucca proprietari terrieri, che hanno vasti interessi nell'ager Veleias, gli unici cui si possa attribuire con certezza l'origine geografica: dichiarano proprietà agrarie, ubicate nei territori lucchese, veleiate, parmense e piacentino (ipoteca 43) e sono proprietari confinanti in altre ipoteche (11, 16, 17).
Quanto a Bargae, le riproduco la voce apparsa in N. Criniti - C. Scopelliti, Veleia, ager Veleias, Veleiates: anagrafia e toponimia, "Ager Veleias", 7.02 (2012), pp. 1-117 [www.veleia.it]: s.p.Bargae, Pascoli e proprietà agrarie ( vico? Bargae per alcuni) dichiarati da abitanti della colonia di Lucca nell'ipoteca 43
.

     Con il supporto autorevole del prof. Criniti si può senz’altro affermare che l'ipoteca citata riguardi con certezza ambiti territoriali sotto giurisdizione lucchese, da cui si deduce, quindi, che non possano esistere incertezze sul fatto che il toponimo BARGAE sia citato all’interno del catasto del territorio di Lucca e pertanto ritengo non debbano esistere dubbi che si tratti proprio della nostra amata città.

     In conclusione in base a quanto sopra affermato risulta certo che l’esistenza di Barga, o come semplice toponimo, o come Vico, cioè villaggio/nucleo abitato, sia citata in un documento inoppugnabile risalente al minimo all’anno 114 dopo Cristo.

L A   T A B U L A    A L I M E N T A R I A

 

PARTICOLARE DELLA TABULA

ALLA COLONNA SESTA RIGA 70:

"SALTUS PRAEDIAQUE BARGAE"

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SCAVI  DELL'ANTICA CITTÁ DI VELEIA

IL FORO